Rischi climatici: la nuova frontiera della governance assicurativa

Le immagini di Valencia o dell'Emilia Romagna distrutte dalle alluvioni confermano che il rischio climatico è definitivamente qui. Anche per le assicurazioni.
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Il settore assicurativo italiano (e internazionale) si trova di fronte a una sfida epocale: ripensare completamente i propri modelli di governance e gestione del rischio per far fronte ai nuovi rischi legati all’emergenza climatica. L’ultimo report ANIA – ha evidenziato una situazione preoccupante, con il 94% dei comuni italiani esposti a rischi idrogeologici o sismici e danni che negli ultimi dieci anni hanno superato i 50 miliardi di euro.
“Nel 2023, l’industria assicurativa nel mondo ha pagato quasi 100 miliardi di euro per sinistri legati a catastrofi naturali. In Italia si è registrato quest’anno il massimo storico dei danni assicurati: oltre 6 miliardi, di cui 5,5 causati da eventi atmosferici e 800 milioni dalle alluvioni in Emilia-Romagna e Toscana”. Sono le parole con cui Maria Bianca Farina, la presidente dell’Ania, associazione che rappresenta le imprese di assicurazione italiane ( il principale investitore istituzionale italiano), ha aperto l’assemblea annuale dell’associazione lo scorso luglio.


Il gap da colmare

Il dato più allarmante emerso dal report ANIA riguarda il cosiddetto “protection gap“: mentre in Europa la maggior parte delle abitazioni è assicurata contro le catastrofi naturali, in Italia solo il 5% degli immobili può contare su una copertura assicurativa. Una vulnerabilità che espone il Paese a rischi crescenti, soprattutto alla luce dei cambiamenti climatici in corso.
Come può rispondere il settore assicurativo a questa sfida?
Rinnovando se stessa, un processo che può essere agevolato dall’adozione di un corretto framework GRC.


La rivoluzione della governance assicurativa


Le compagnie assicurative stanno attraversando una profonda trasformazione nella gestione della Governance, Risk e Compliance (GRC). Non si tratta più solo di adeguarsi a nuove normative, spiegano diversi esperti del settore, ma di un vero e proprio cambio di paradigma nella comprensione e gestione dei rischi climatici.
Sempre Maria Bianca Farina, intervenendo recentemente a ComoLake 2024 ha sottolineato “l’intelligenza artificiale deve giocare un ruolo decisivo nel supportare le compagnie assicurative nella gestione di questi rischi. Grazie alla capacità dell’AI di elaborare enormi quantità di dati in tempi molto ridotti, possiamo migliorare in modo significativo la nostra comprensione di tali eventi”.
Il cambiamento, tuttavia, parte dalla Governance: cioè, dai vertici aziendali, con i consigli di amministrazione che devono dotarsi di nuove competenze specifiche sui rischi climatici. Le compagnie più innovative hanno già istituito comitati dedicati alla sostenibilità, integrando i fattori ambientali nelle strategie aziendali.

La sfida tecnologica


La gestione dei rischi climatici richiede un salto tecnologico importante. Le compagnie stanno investendo in sistemi avanzati di analisi dati e piattaforme integrate di gestione del rischio. L’intelligenza artificiale gioca un ruolo cruciale nell’elaborazione di modelli predittivi sempre più accurati, mentre la blockchain si sta affermando come strumento per garantire la tracciabilità dei dati ambientali.


Il ruolo della formazione


La trasformazione in corso richiede anche un importante investimento in capitale umano. Le compagnie assicurative stanno potenziando i programmi di formazione per sviluppare competenze specifiche sui rischi climatici. “La sfida non è solo tecnologica”, sottolineano i responsabili HR del settore, “ma soprattutto culturale. Dobbiamo sviluppare una nuova sensibilità verso i rischi ambientali a tutti i livelli aziendali.

A Valencia, immagini da fine del mondo e un bilancio di morti e danni impressionante.


Le proposte del settore


Di fronte a questa sfida, il settore assicurativo italiano sta elaborando proposte concrete. L’ANIA suggerisce l’introduzione di incentivi fiscali per le polizze contro le catastrofi naturali e lo sviluppo di partnership pubblico-private per la gestione del rischio. Si propone inoltre la creazione di un fondo nazionale per le catastrofi naturali che operi in sinergia con il settore assicurativo.


Verso un nuovo modello di resilienza


La sfida dei rischi climatici sta spingendo il settore assicurativo verso un nuovo modello di business, più resiliente e sostenibile. Le compagnie non si limitano più a gestire il rischio, ma assumono un ruolo attivo nella prevenzione e nella promozione di comportamenti virtuosi.
Gli esperti concordano: nei prossimi anni, la capacità di integrare i rischi climatici nei modelli di governance sarà un fattore critico di successo per le compagnie assicurative. Non si tratta solo di rispettare nuovi obblighi normativi, ma di ripensare il ruolo stesso del settore assicurativo nella società.
La strada è tracciata: il futuro del settore assicurativo passa necessariamente per una governance più attenta ai rischi climatici e per un maggiore impegno nella costruzione di una società più resiliente. Una sfida complessa, ma anche un’opportunità per rinnovare il patto di fiducia tra assicurazioni e cittadini.

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